martedì 15 luglio 2008

Diritto alla vita sempre e comunque?

Recentemente la cronoca ci sta proponendo il caso di Eluana Englaro, una ragazza che da 16 anni è in stato di coma neurovegetativo, tenuta in vita solo attraverso da macchine che la alimentano.
Non mi permetto di commentare, ma l'interrogativo che da il titolo al post di oggi fa comunque parte delle mie riflessioni personali sul tema.
La sentenza di un giudice autorizzerebbe lo stop all'alimentazione e quindi Eluana smetterebbe di vivere, ma è comunque vita quella che da 16 lunghi anni è costretta a fare con i suoi genitori?
Ha ragione la Chiesa o ha ragione il padre della ragazza che dice: "No, no, qui non si tratta di consumare nessuna vita, tutt'altro - ha detto -.Qui si tratta di fare in modo che la natura riprenda il suo corso, quel corso che é stato interrotto nel 1992 con i protocolli rianimatori e che hanno portato Eluana allo stato vegetativo permanente. Questa è una condizione innaturale" ?
Io la risposta non ce l'ho, ma la situazione mi porta a riflettere molto, in quanto capisco lo strazio dei genitori e da cristiano cattolico ritengo che solo Dio può togliere una vita, perchè è colui che l'ha data.
Mi verrebbe da dire che hanno ragione tutti, Chiesa e famiglia Englaro, ma sarebbe troppo comodo e facile, credo questo caso debba farci riflettere e molto; forse è accanimento terapeutico come sostiene il padre, forse è il minimo che la medicina deve fare e cioè far vivere ad ogni costo e sforzo il paziente. Troppi forse, e quindi non so davvero da che parte stare.
Voglio comunque manifestare la mia comprensione ai genitori, posso solo immaginare la loro stanchezza e il loro strazio dopo tanti anni al capezzale della figlia, capisco la loro sofferenza e qualsiasi decisione prenderanno manterrò questa mia linea, deve essere tremendo per un genitore vedere il proprio figlio in quello stato e sapere di non poter far nulla e che nessuno può fare nulla.

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